Boris Vian, Libro - Giangilberto MontiGiangilberto Monti
BORIS VIAN
Il principe delle notti di Saint-Germain-des-Prés
Miraggi Edizioni

– Signora Michelle, mi spiega come mai Boris, che nel ’46 ha un fior di contratto con Gallimard, affida a un piccolo editore il suo romanzo forse più noto? – Vuol sapere la verità o i pettegolezzi? – Be’, decida lei… – Allora gliela racconto domani. E per favore, cambi quella sciarpina, è orribile.

Un viaggio romanzesco nel mondo anarcoide e innovativo del geniale artista francese, visssuto nell’affascinante Parigi del dopoguerra. Scrittore, poeta, ingegnere, musicista e molto altro ancora, di Boris Vian si raccontano le sue origini come trombettista jazz e ispiratore culturale delle notti esistenzialiste, al Tabou o ai Trois Baudets, fino alle invenzioni rock composte con l’amico fantasista Henri Salvador, uno dei primi interpreti delle sue folli canzoni, insieme alla cantante-attrice di origini turche Magali Noël. Nelle fumose serate dei locali di Saint-Germain-des-Près, il genio ironico di Vian conciliò nell’immediato dopoguerra il jazz delle prime formazioni miste di performer europei e musicisti afroamericani con il meglio della chanson française, aprendo la strada negli annni Cinquanta agli chansonniers d’oltralpe più sperimentali, come Jacques Higelin o Serge Gainsbourg, e alle interpreti amate dal pubblico dell’epoca, da Catherine Sauvage a Juliette Gréco. Ma Vian fu anche geniale romanziere, autore di uno scandalo letterario senza precedenti – Sputerò sulle vostre tombe – ironico poeta e autore teatrale d’avanguardia, critico musicale, scopritore di talenti e traduttore di brani raffinati, dalle melodie brechtiane agli hit dei film musicali americani. Le sue contaminazioni musicali affascinarono e influenzarono scrittori e intellettuali come Jean-Paul Sartre, autori e poeti come Paul Eluard e Jacques Prévert e i pionieri discografici del tempo, da Eddy Barclay a Jacques Canetti, suo sostenitore assoluto, per i quali organizzava memorabili serate a base di Jazz hot e folli reading poetici, tra patafisica e realtà, in una Parigi ribelle mai dimenticata, che sotto il pavé coltiva ancora quelle anarchiche utopie che l’arte di Boris Vian e dei suoi compagni di viaggio, ha sempre reso possibili.