Un po’ dopo il piombo (2007)
(Ce n’est qu’un début)
con Giangilberto Monti e Roberta Mandelli
regia Annig Raimondi
canzoni originali
Ubi Molinari e Giangilberto Monti
costumi Paola Giorgi
spazio luci Fulvio Michelazzi
tracce sonore
Massimo Faggioni, Gigi Folino, Massimo Germini
ideazione e drammaturgia Giangilberto Monti
si ringrazia per le ricerche storiche
Sara Chiappori, Franco Oss Noser e Piergiorgio Rauzi
23-25 marzo 2007 – Teatro Garage di Genova
17-29 aprile 2007 – Teatro dell’Orologio di Roma
30 ottobre -11 novembre 2007 – Teatro Arsenale di Milano
13-15 novembre 2007 – Teatro B. Cuminetti di Trento
20 novembre Legnano 2007 – Teatro Sala Ratti di Milano
la storia
Dal 1964 al 1975 Renato Curcio e Margherita Cagol detta Mara si incontrano, si conoscono, si innamorano, si sposano e danno vita alla più nota formazione politica armata degli anni Settanta: le Brigate Rosse. Durante quegli anni cambia la scuola, il lavoro, la politica e il paese intero. E’ il mito della rivoluzione e della felicità, del maggio francese e dei suoi slogan – Ce n’est qu’un début – ma anche dei cattivi maestri e delle pistole che sostituiscono i fiori. E’ un momento storico irripetibile dove tutto sembra possibile e niente è più certo. E’ il racconto di un nuovo modello di università nata in una delle città più tranquille del paese, Trento, dove la follia prevale lentamente sulla voglia di libertà, si propaga a macchia d’olio per L’Italia e spegne anche la storia d’amore e di rivoluzione di Renato e di Mara, quando i carabinieri la uccidono in un conflitto a fuoco il 5 giugno 1975. Da lì in poi gli anni di piombo e una strisciante guerra civile spazzeranno via i sogni e i colori di generazioni di italiani, che ancora oggi vorrebbero capire cosa è successo e perché.
lo spettacolo
In uno studio radiofonico, un cantautore presenta il suo ultimo album e si confronta con una giovane conduttrice, ironica e polemica, che sa molto poco di quegli anni. Tra gli spensierati Sessanta e i barricaderi Settanta si rievoca una storia d’amore senza lieto fine e ci si interroga sul tempo che è passato per capire quello che verrà. E su tutto, lo spirito folle del più dissacrante agitatore politico di quegli anni, Mauro Rostagno, che amava dire: Noi non vogliamo trovare un posto in questa società ma creare una società in cui valga la pena trovare un posto.
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