Maledette Canzoni (2005-2006)
recital musicale
ideazione e canto Giangilberto Monti
piano e arrangiamenti Diego Baiardi
batteria Johannes Bickler
regia Annig Raimondi
5 marzo 2005 – Folkclub Torino
10-13 marzo 2005 – Teatro Garage Genova
17 aprile 2005 – The Place Roma
17-22 maggio 2005 – Teatro Verdi Milano
3 luglio 2005 – Festival dell’Umorismo di Bordighera (IM)
In italiano le più belle canzoni di Boris Vian (1920-1959), Leo Ferré (1916-1993) e Serge Gainsbourg (1928-1991), i tre maudits francesi per eccellenza. Le radici del cantautorato italiano e il ribellismo di sempre si ritrovano nelle parole ironiche, provocatorie e selvaggiamente poetiche di questi tre artisti, in un recital che vuole raccontare i sogni e le follie di chi voleva cambiare la società con l’arte minore della canzone, come la definiva Gainsbourg, il padre putativo dei primi punk. E senza dimenticare la cattiveria e il divertimento che può nascere tra un cantante voglioso di interpretare questo repertorio, un pianista che ogni tanto vorrebbe scappare e un batterista molto ma molto “tedesco”. E poi le poesie francesi, gli amori italiani e queste bellissime e maledette canzoni…
Boris Vian (1920-1959) artista poliedrico, trasgressore nei testi e nella mescolanza degli stili musicali, precursore di mode e correnti culturali, è ancora oggi, nel suo rifiuto di qualsiasi conformismo di parte, di grande attualità. E’ stato ingegnere, poeta, trombettista jazz, traduttore, romanziere, esperto di fantascienza e animatore della vita notturna parigina degli anni Cinquanta. Delle sue canzoni ricordiamo la struggente ballata del Disertore, che tuttavia rappresenta solo una piccola parte del suo aspetto musicale, curioso e imprevedibile.
Leo Ferré (1916-1993) lo chansonnier francese giudicato il più politico e arrabbiato di tutti, è quello che si immedesima per lunga parte della sua produzione con l’idea anarchica e ne fa la sua bandiera artistica. Ma Ferré è anche uno straordinario autore, e molti interpreti, da Yves Montand a Juliette Gréco, hanno beneficiato della sua geniale vena creativa e dei suoi legami con i grandi della poesia francese, da Louis Aragon a Charles Baudelaire.
Serge Gainsbourg (1928-1991) forse il più grande provocatore della canzone d’oltralpe: spirito critico finissimo, talento melodico eccezionale e versificatore di grande preziosismo. Di lui in Italia si conosce la ballata erotica Je t’aime, moi non plus, mentre nei suoi quasi venti album Gainsbourg va ben oltre il sentiero della provocazione verbale. Un dandy del secondo novecento e un esteta terribilmente critico, forse l’unico geniale teologo e officiante di una pop-art musicale, che è anche condanna delle mode effimere radiofoniche e del vuoto di sostanza della peggiore industria discografica.
foto Rita Antonioli
assistente alla produzione Alessandra Cusani
collaborazione artistica
Alessio Lega, Enrico Medail, Sandra Melosso, Eleonora Sparvoli
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